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Nel 1766, dopo la revoca dello Stamp Act, l'odiata tassa sulla stampa, il governo inglese decise di erigere a Nnew York una statua dedicata a Re Giorgio III. L'opera fu commissionata allo scultore inglese Joseph Wilton, uno dei più affermati artisti di Londra che per l'occasione si ispirò al celebre monumento equestre di Marco Aurelio del campidoglio romano. Il monumento, che ritrae il re in vestigia romane, venne fuso in piombo e laminato d'oro. Completata nell'estate del 1770, la statua intraprese il suo viaggio atlantico per gli Stati Uniti a bordo di un vascello per essere installata e ianugurata il 21 agosto sul terreno del Bowling Green, in coincidenza con l'anniversario della nascita del padre del Re, il principe Federico di Hanover. Il monumento inglese fu presto inviso alla popolazione locale che non esitò a coprirla di graffiti e scritte diffamatorie, al punto che nel 1773 fu emanata una severa legge antivandalismo. La sera del 9 luglio del 1776, quando la Dichiarazione di Indipendenza degli USA fu letta ai cittadini newyorchesi, le ore per la statua erano oramai contate.
Il metallo dorato di Re Giorgio III finì a brandelli. Quel re che sconfisse la Francia nella Guerra dei Sette Anni e che unificò Gran Bretagna e Irlanda nel Regno Unito ma anche lo stesso re che nell'ultima parte del mandato, dal 1788 al 1801, finirà preda di una forma di follia, portata al cinema dal regista Nicholas Hynter con il film " La Pazzia di Re Giorgio" (The Madness of King George) nel 1994, con Ian Holm e-derivata da un'opera teatrale di Alan Bennett. E' interessante come nelle varie rappresentazioni pittoriche coeve o ottocentesche l'evento sia stato ritratto secondo ricostruzioni diverse (vd. box delle illustrazioni). La statua, a
La statua di Re Giorgio III a Bowling Green, opera dell scultore Joseph Wilton, uno dei più importanti artisti inglesi dell'epoca. Questo dipinto del 1912 di Charles McKubin Lefferts (1873-1923) è il ritratto più fedele al monumento. Il costume da antico romano, la posa equestre di Marco Aurelio, rispettano l'opera dell scultore.
seconda dei vari artisti, fu abbattuta da schiavi agli ordini dei militari americani, dal popolo inferocito con le donne in prima fila, dal solo esercito e quant'altro. Anche la letteratura popolare contribuì a rendere confusa la memoria dell'evento.
Nel 1898 Sarah J. Prichard curò una antologia di storie della Rivoluzione intitolata The Only Woman In The Town (tr. "L'Unica Donna in Città") che raccoglieva alcuni racconti pubblicati su giornali e riviste dell'epoca rivoluzionaria.
Uno-di-questi-racconti-era The Overthrow of the Statue of King George (tr. "L'abbattimento della Statua di Re Giorgio"). Nonostante il testo fosse quasi contemporaneo all'evento,
anche qui ci si sofferma sulla descrizione della corona della statua del re, benché inesistente sul monumento: "George siede in posizione eretta, con la corona della Gran Bretagna sulla testa, una spada nella mano sinistra" (George seats erect, the crown of Great Britain on his head, a sword in his left hand", p.131).
Lo parte narrativa racconta anche di un ragazzo dagli occhi azzuri che strappò l'orecchio di piombo dorato dalla testa del re, "lo stesso orecchio che non ascoltò le parole del popolo e del Congresso e, orgogliosamente, se lo mise in tasca" (Blue-Eyed Boy himself cuts off the king's ear, that will not hear the petitions of people or Congress, proudly pockets it...).
Se questo ragazzo dagli occhi blu fosse pura fantasia o ispirato a un vero patriota non sappiamo, ma più fonti storiche descrivono un gruppo di almeno quaranta soldati rivoluzionari agli ordini del capitano Oliver Brown e decine e decine di patrioti armati di corde che tirarono giù, dopo due tentativi, l'opera di Wilton.
La presenza di donne non è certo da escludere. Molte di loro parteciparono attivamente alla rivoluzione, come Deborah Sampson che aderì all'esercito e combattè, anche a New York, in abiti maschili con il nome di Robert Shirtliffe. L'azione fu rivendicata anche da un'associazione segreta nota come i Figli della Libertà, guidati probabilmente dal colonnello Peter Cortenjus o da Isaac Sears.
Re Giorgio III (1738-1820). Ritratto ad olio di Allan Ramsey del 1762.
Lo Stamp Act del 1765, la tassa che fece infuriare i cittadini di New York.
Volantino contro la tassa sulla Stampa distribuito dai rivoluzionari.
Ristampa del 1898 di ''The Overthrow of the Statue of King George''.
il ruolo dei Figli della Libertà nella Rivoluzione Americana è ancora oggi oggetto di studi. A questo nome corrispondevano due sette parallele formatesi nei primi mesi del 1765, una a Boston al seguito del patriota Samuel Adams, e una di New York, formatasi sempre nello stesso anno se non, secondo alcune tesi, già nel gennaio di quell'anno.
L'attacco alla statua di Re Giorgio III fu un'azione rabbiosa, furiosa, condannata nei metodi dallo stesso George Washington, ma dettata da un impeto patriottico che la rese una simbolica rappresentazione di regicidio, con il monarca letteralmente abbattuto dal popolo vessato.
La testa, mutilata del naso e delle orecchie, fu infilata su una punta della recinzione mentre i pezzi del corpo e del cavallo furono trasportati sino a Litchfield nel Connecticut, presso la proprietà del governatore Oliver Wolcott, membro del congresso continentale. Lì un gruppo di suoi familiari, insieme ad altri vicini e parenti, fusero il metallo ricavandone 42.088 proiettili che i patrioti avrebbero sparato contro i britannici al grido di "pezzi di re contro la tirannia".
''Pulling down the statue of King George III'' di William Walcutt (1819-1882). Questo olio del 1857 vede il popolo al centro dell'azione mentre i gentiluomini della rivoluzione, con accanto le loro signore e i bambini ben vestiti, osservano compiaciuti. La statua è alquanto fedele all'originale ma nessun soldato rivoluzionario partecipa all'azione.
Questa litografia anonima è stata pubblicata nel gennaio del 1857. L'iconografia del re rimanda al racconto ''The Overthrow of the Statue of King George'' con il sovrano in abiti regali e spada in pugno. Mostra però i cittadini americani e i soldati rivoluzionari impegnati insieme nell' abbattimento della statua, circostanza fedele alla realtà storica.
Per quanto riguarda la testa del re, leggenda vuole che fu divelta da Lord Stirling, ex componente dell'esercito inglese trasformatosi in rivoluzionario americano, rimasto poi ucciso nella battaglia di Long Island nell'agosto del 1776.
In ogni caso il nobile capo non finì trasformato in pallottole. La testa della statua fu inizialmente conservata nella Taverna Morris, nei pressi di Fort George di fronte a Bowling Green, per poi essere fissata in cima ad un'asta portabandiera. Non ce ne fu il tempo. Con un'azione notturna fu "salvata" con una missione organizzata dal capitano e ingegnere inglese John Montresor, che la rispedì in Inghilterra a bordo della nave Lady Gage e indirizzata a Lord Townshend, quale testimonianza della irriconoscente crudeltà dei coloni americani. La testa arrivò in Gran Bretagna e l'ultimo statunitense a vederla fu il governatore del Massachussetts Thomas Hutchinson, la cui casa era stata saccheggiata dai Figli della Libertà qualche mese prima. Hutchinson il 22 novembre del 1777 andò in visita presso il Lord inglese e nel suo diario scrisse: "Se mai avessi avuto bisogno di vedere una prova della slealtà degli Americani? Andai verso il divano e scoprii una grande testa di piombo, che un tempo sarebbe sembrata quella di un Re." Da quel momento in poi della testa del Re non ve n'è più memoria fino a quando nel 1910 una organizzazione segreta (avevano forse recuperato la testa?) non avanzò l'ipotesi di riportare la statua di Re Giorgio III a Bowling Green (vd. New York Times del 21 agosto del 1910). Alla sola idea le associazioni patriottiche americane si ribellarono immediatamente al progetto.
Gli americani erano indignati di fronte al pensiero di rendere omaggio al "tiranno inglese" e in nome del passato rivoluzionario chiusero le porte all'idea della organizzazione misteriosa. L'alleanza tra Usa e Inghilterra della Prima Guerra Mondiale era ancora là da venire e tra i due popoli la ruggine era ancora fresca. Ma chi c'era dietro il ritorno del Re? Dietro la proposta di restauro c'era la possibilità di un recupero della testa perduta? E' poi così vero che la statua fu interamente fusa per farne proiettili? In realtà cinquant'anni dopo la sua distruzione la statua di Re Giorgio III tornò a far parlare di sè e ad inquietare storici e ricercatori. Nel 1822 il giovane
L'abbattimento di Re Giorgio III di Joahnnes Adam Simon Oertel (1823-1909). L'artista dipiinse il quadro nel 1859, offrendo una visione storica immaginaria. Il re indossa gli abiti regali dell'ottocento e non le vesti romane. Anche qui niente soldati ma solo cittadini. A terra c'è un afroamericano e si vedono molte signore con i loro bambini. Come definitivo tocco romanzesco, alcuni pellerossa assistono al'evento.
William Comstock stava scavando nel suo campo nelle colline del-Connecticut, non distante dalle acque del lago Davis, quando si imbattè in un pezzo di piombo di circa 30 kg. a forma di sella. Un veterano della rivoluzione lo identificò come un pezzo della statua.
La famiglia Comstock lo vendette al museo Riley di New York che lo conservò sino alla morte del titolare avvenuta nel 1864.
Dopodiché la sella sparì nuovamente per non essere più rintracciata, almeno fino ad oggi.
Il ritrovamento di Comstock fu solo il primo di una serie di cui molti protagonisti andarono incontro a un drammatico destino.
La Destruction de la statue Royal a Nouvelle Yorck, 1776. Questa stampa è di Francois Xavier Habermann (1721-1796), originario di Asburgo. L'opera è coeva all'avvenimento ma fornisce una visione centrata sullla forza degli schiavi di colore, unici a impegnarsi attivamente nell'abbattimento della statua, avvenuta con scarsa concitazione e tra le strade pulite.
L'americano John C. McRae realizzò nel 1875 questa stampa sulla base del dipinto di Oertel. Nel tentativo di attribuire maggior realismo alla ricostruzione i pellerossa sono scomparsi, sostituiti da cittadini inneggianti e, inoltre, il titolo dell'opera è King George Pulled Down by the Sons of Liberty, avvalorando così la tesi che sia stata l'organizzazione dei Figli della Libertà a deporre la statua.
Sempre nel 1820 il signor Moses Olmstead trovò altri piccoli pezzi della statua nella proprietà della zia Abigail Sloan. Il marito di lei, David Sloan, era un conservatore e per un senso di fedeltà alla monarchia nel 1776 nascose alcuni pezzi del monumento evitandone la fusione. Queste parti, mostrate da Olmstead nel 1829 non sono più state viste da allora.
L'episodio portò alla luce che durante una sosta notturna del trasporto sulla chiatta dei resti della statua da New York a Norwalk prima di proseguire per Litchfield, un gruppo di conservatori sottrasse pezzi della statua per evitarne la trasformazione in proiettili. I maggiori indiziati furono proprio gli Sloan, come testimoniato da un documento redatto da Henry Chichester, componente del comitato di sicurezza della città di Wilton. Gli appunti andarono distrutti in un incendio nel 1830 ma il pronipote di Chichester ne confermò l'esistenza. Gli Sloan furono i principali responsabili di vari atti conservatori in difesa della memoria del Re. Sloan senior era un ex ufficiale dell'esercito inglese e si ritiene che i suoi tre figli siano stati uccisi durante la difesa della causa britannica. Nella comunità di Wilton erano guardati con sospetto e i loro poderi considerati dai un luogo di incontro dei conservatori.
Intorno al 1840 Il signor Samuel Colby entrò in possesso delle proprietà degli Sloan e buttò giù la vecchia casa.
Durante i lavori fuono trovati picccoli pezzi di piombo e i resti di un passaggio segreto dove Colby rinvenne un grande pezzo di metallo che, come scrisse egli stesso, "ho venduto per 120 dollari a una società storica, all'angolo tra la Broadway e la quattordicesima." Era sempre il Riley Fifth Ward Museum, la cui collezione, come sappiamo, andò dispersa nel 1864 dopo la morte del proprietario.
Tra gli amici degli Sloan c'era anche Job Burlock, loro vicino di casa, un collaboratore degli
Queste sono le parti della statua attualmente esposte presso la sede della New York Historical Society al n. 170 della 77esima strada. La coda è stata la principale attrazione di una mostra in augurata l'11 maggio del 1995 e intitolata ''I Tesori del Passato.''
Inglesi che fuggì a Long Island nel 1778 e la sua abitazione fu confiscata. Quando tornò nel Connecticut nel 1783 fu ricevuto
a colpi di fucile e- ucciso-davantialla porta di casa. Nel terreno della sua proprietà furono rinvenuti nel 1820 il braccio sinistro, un'altra sezione della sella e una parte della coscia del cavallo. I pezzi furono acquistati da Samuel Lambert nel 1837 che regalò il braccio al cognato canadese, il signor Crookshank.
Dopo la morte di Lambert la vedova, Eva Ogden, lasciò un frammento della statua a Henry Chichester, il pronipote dell'omonimo membro del comitato di sicurezza. L'altro frammento ereditato dalla
vedova andò al fratello di lei, George Ogden, e oggi è nella Biblioteca di Stato del Connecticut. Nella zona di Wilton altri piccoli reperti furono ritrovati nella seconda metà dell'
ottocento. Il più importante risale al 1874 e si deve a PeterColey, che acquistò il terreno degli Sloan dove trovò parte della coda venduta per 100 dollari alla New York Historical Society.
Il nome dei Lambert rimase legato alla statua sino ai primi del novecento. Nel 1894 l'ultimo dei Lambert, David, fu assassinato e la casa fu chiusa e solo nel 1908 fu recuperata la criniera del cavallo del Re, riconosciuta come autentica da Jacob Moore, l'allora bibliotecario della New York Historical Society.
Il ritorno del Re sembra non finire mai e infatti nel 1972 Lou Miller, un cittadino di Wilton, trova ancora un resto del re di quelli seppelliti dai conservatori, avvalendosi di un metal detector. Quel ritrovamento accese nuovi entusiasmi tar i ricercatori e da quel momento ad oggi squadre di ricercatori hanno setacciato i 26 poderi della zona di Wilton, purtroppo con scarsi risultati. Ma la ricerca continua.
Ma cosa possiamo ammirare oggi della statua? I frammenti sono suddivisi tra i musei del Connecticut, e la New York Historical Society, che ha raccolto il maggior numero di frammenti esposti in una suggestiva ricostruzione.
Della testa invece, unico pezzo la cui salvezza era certa fin dall'anno dell'abbattimento, si è persa ogni traccia, alimentando le fantasie di una custodia da parte di una setta segreta di neoconservatori, eredi di quella organizzazione che voleva riportare il re a Bowling Green.