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Downtown I
Il distretto finanziario è una vasta area edificata nella parte più bassa dell'isola di Manhattan, simbolo di New York nell'immaginario collettivo da oltre un secolo, cuore economico della città e del mondo intero.
Questa popolarità, dovuta in gran parte allo sviluppo economico, ha origini lontanissime, da quando nel 1635 gli olandesi stabilirono su quel territorio la sede della West India Company.
Da quel momento gli scambi commerciali iniziarono a proliferare senza sosta e questa zona della lower Manhattan divenne il riferimento universale per il mondo degli affari.
Nel 1653, quando ancora New York si chiamava New Amsterdam, gli stessi olandesi, allarmati da una possibile guerra tra Olanda e Inghilterra decisero, sotto la guida del governatore Peter Stuyvesant, di rinforzare le difese per proteggersi da pirati e nativi.
Tra le varie fortificazioni venne eretto un muro (in inglese "wall") nella parte più a nord di quella che all'epoca era la loro città e colonia di prestigio, i cui confini valevano la pena di un'azione di difesa preventiva.
La Tontine Coffe House in un dipinto di Francis Guy del 1787.
La via che costeggiava la struttura difensiva divenne un'arteria commerciale di importanza strategica, perché congiungeva le banchine del lato est dell'Hudson (East River) con quelle del lato ovest, facilitando i trasporti e gli affari.
Alto circa 3 metri e mezzo, fatto di terra e legno, quel muro diede il nome a una delle strade più famose del mondo. Alla fine del '600 il muro, oramai in disfacimento, venne abbattuto, ma il nome rimase a identificare la zona, allora come adesso.
La caratterizzazione economica della via ci fu nel 1709, con l'insediamento di un grande mercato che occupò la strada fino quasi alla fine del secolo, rendendo la zona popolare e luogo d'incontro tra commercianti che col tempo, costruirono lì magazzini e negozi al dettaglio.
Dal 1785 al 1790 New York City fu la capitale degli Stati Uniti d'America e la Federal Hall venne costruita proprio a Wall Street e inaugurata da George Washington, fatto che contribuì a dare alla zona un'importanza istituzionale.
Cartolina pubblicitaria distribuita dalla Zeno Chewing Gum nel 1920 ca.
Nel marzo del 1792 ventiquattro tra i più importanti commercianti e uomni d'affari della città si incontrarono segretamente al Corre's Hotel per discutere su come rendere più sicuri i loro affari ed evitare la concorrenza di intermediari e banditori d'asta. Due mesi dopo, il 17 maggio del 1792, all'ombra di un platano all'altezza del n. 70 di Wall Street, gli uomini si riunirono nuovamente per siglare il Buttonwood Agreement ("accordo del platano" in omaggio al loro luogo d'incontro). Il documento impegnava i firmatari a fare affari solo tra di loro, con commissioni prestabilite e a non partecipare ad altre aste di titoli. Questo accordò decretò la nascita della prima organizzazione di scambi azionari a New York. Due anni dopo aprì a pochi passi dal platano la Tontine Coffe House, all'incrocio tra Wall Street e Water Street, che divenne oltre a luogo frequentatissimo da affaristi e grossi commercianti, sede deputata per gli scambi azionari sino al 1817 quando gli affari si spostarono nella sede più formale del Merchant's Exchange al n. 40 di Wall Street. Gli scambi in strada vennero proibiti nel 1836 ma oramai un nuovo e più formale modo di gestire la trattazione dei titoli era nato e ogni mattina Anthony Stockholm, presidente della Merchant's Exchange, leggeva ad alta voce le azioni che sarebbero state trattate nella giornata. La Exchange era un'organizzazione esclusiva ma nuovi membri, previa votazione degli altri soci,
Wall Street ritratta nella seconda metà degli Anni 20
cominciarono ad essere accettati. La costruzione di un nuovo edificio progettatto dal geniale architetto ex carpentiere John Kellum (1809-1871) e destinato agli scambi azionari era prossima e la sua inaugurazione, al n. 10-12 di Broad Street, avvenne nel 1865. Lo stesso edificio venne ampliato tra il 1880 e il 1881 con nuove strutture progettate dall'architetto James Renwick jr..
La Tontine Coffee House continuò ad essere comunque molto frequentata e sopravvisse anche al furioso incendio del 1835 che devastò gran parte della lower Manhattan. Questo spostamento e il conseguente acquisto di terreni adiacenti da parte della NYSE gettò le basi per mettere l'incrocio tra Wall Street e Broad Street al centro del mondo.
New York Stock Exchange Building
Il XX secolo era alle porte e il nome di Wall Street andava oltre il significato topografico, indicando per antonomasia l'intero complesso dell'industria finanziaria statunitense. Al n. 15 della strada Charles Dow, Edward Jones e Charles Bergstresser aprirono un ufficio a pianterreno da dove distribuivano un bollettino scritto a mano (il Customers' Afternoon Letter) e riprodotto con carta carbone sull'andamento delle trattative dei titoli. Anche se ancora i due non lo sapevano, era nato il celebre indice Dow Jones, che oggi calcola l'andamento del mercato in base al prezzo toccato dai 30 titoli più significativi (i cosiddetti blue chips). Nel quadriennio 1896-1899 gli scambi triplicarono rispetto al passato e quasi raddoppiarono ancora tra il 1899 e il 1901. Nuovi spazi erano necessari e fu così che la dirigenza della NYSE indisse una gara d'appalto invitando gli otto più famosi architetti della città a progettare la nuova sede della Borsa che sarebbe sorta sempre a Broad Street, dopo aver demolito l'edificio esistente.
Alla fine la spuntò George B. Post, l'architetto che, restando fedele alla sua impostazione neoclassica, garantì più spazio, più luce e una maggiore facilità nell'effettuazione delle contrattazioni. Il primo maggio del 1901 iniziò la demolizione della vecchia struttura. La nuova sede avrebbe occupato lo stesso sito e sarebbe stata allargata verso nord e verso sud grazie alle acquisizioni di terreno operate dalla NYSE. Dopo circa due anni e 4 milioni di dollari, il 22 aprile del 1903 al n. 18 di Broad Street si diede il via ai festeggiamenti del nuovo edificio della Borsa di New
New York Stock Exchange, Broad Street.
York. L'impressione era di solidità e imponenza, un palazzo simbolo della prosperità e dello sviluppo della nazione. All'interno uno dei più grandi spazi al coperto mai costruiti, marmi lucenti e vetri a perdita d'occhio ovunque e, da non dimenticare, uno dei primi impianti di aria condizionata al mondo.
Non mancavano alcune particolarità come le sale da pranzo per fumatori e un ospedale di emergenza. Lo scultore John Quincy Adams Ward realizzò il bassorilievo sul frontone dal titolo “Integrity Protecting the Works of Man”.
La figura dell'Integrità al centro, a sinistra l'agricoltura e l'attività mineraria e a destra la scienza, l'industria e le invenzioni. Le onde alla base dell'opera erano simbolo di quanto l'importanza di ciò che accadeva all'interno avesse la forza di varcare gli oceani. Il mercato azionario più grande del mondo aveva ora la sua casa definitiva che avrebbe vissuto momenti esaltanti e momenti terribili, come il fatidico Wall Street Crash, il giovedì nero del 24 ottobre 1929, quando l'indice Dow Jones che aveva toccato quota 386 crollò di quasi duecento punti, gettando sul lastrico centinaia di affaristi e risparmiatori e provocando il suicidio di undici investitori e panico in tutta la città.
Qualche anno dopo, nel 1936 e quasi in segreto, tutte le statue di marmo che componevano l'allegoria furono demolite in modo che, dalle 90 tonnellate del peso originale, si passasse a sole 10 tonnellate, grazie a delle repliche cave e rivestite di piombo.
La sostituzione si rese necessaria poiché il rischio che qualche passante venisse schiacciato dall'Integrità era molto concreto.
Lo ''Stock Exchange Building'' a Broad Street in una cartolina del 1905.
Broad Street nell'ora di punta in questa cartolina del 1908.
Il palazzo della Borsa di New York, inaugurato il primo maggio del 1903.
Contrattazioni fuori orario a Broad Street, il cosiddetto terzo mercato.
Il significato dell'opera di Post e la volontà istituzionale di dare via a quel progetto andarono oltre l'aspetto estetico. La coincidenza con l'inizio del secolo, la spinta affaristica ed economica quale motore della città, il fiorire intorno di grattacieli della finanza avevano trasformato la città da un groviglio di strade e curve ad una proiezione geometrica e architettonica senza precedenti, dominata e voluta dal mondo degli affari. Mentre la Borsa trovava la sua collocazione definitiva, la città cresceva senza tanti vincoli urbanistici a frenarla, la classe dominante degli uomini d'affari aveva mano libera e aveva trasformato New York in una città del futuro con al centro la sede neoclassica del NYSE. E, quasi di malavoglia, lo stesso mondo artistico si trovò a rendere omaggio a questa estetica figlia del denaro e degli interessi, ma di indubbio fascino al quale l'occhio dell'artista non poteva sottrarsi. Cosa che accadde già cinquant'anni prima dell'inaugurazione del palazzo di Post a Herman Melville, l'autore di Moby Dick, che nel 1853 nel suo Bartleby the Scrivener (trad. it Bartleby, lo scrivano: un racconto di Wall Street), pubblicato la prima volta a puntate e in forma anonima sul Putnam's Monthly nel 1853, scriveva:
"Il mio ufficio era al primo piano di Wall Street...questa veduta poteva sembrare più scialba che suggestiva, carente com'era di quanto i pittori paesaggisti definiscono "vita". Ma, se così era, la vista sull'altro lato dell'ufficio offriva quantomeno un contrasto...la circostanza che gli edifici intorno fossero molto alti e che il mio ufficio fosse al primo piano faceva sì che lo spazio fra questo muro e il mio assomigliasse a un'enorme cisterna quadrata".
A più di due secoli dall'accordo del platano, gli spazi per le contrattazioni si sono moltiplicati a cominciare dal palazzo di 23 piani che gli architetti Trowbridge & Livingston aggiunsero nel 1922 alla struttura originale, con indirizzo ufficiale al n. 11 di Wall Street, la cui caratteristica principale è la gigantesca sala delle contrattazioni nota come " il garage".
16 settembre 1920: Wall Street, la cartolina e il carro-bomba
Correva l'anno 1920. Edward Fischer, ricco playboy quarantaduenne con un impiego di rappresentanza nella missione militare francese in Canada, era un rampollo di buona famiglia. Tra partite di tennis e serate galanti, si era lanciato più volte in speculazioni finanziarie a Wall Street. Una di queste andò male, molto male, al punto da far perdere all'aitante Fischer una consistente parte del suo patrimonio ed anche, a dire dei medici, la sanità mentale. Il 3 settembre, dopo un mese di ferie, non si ripresentò al lavoro e il Ministero degli Esteri francese colse la palla al balzo per licenziarlo. Fischer, una settimana dopo, iniziò a spedire cartoline da Toronto a quelli che a Wall Street considerava ancora suoi amici. Il banchiere Sheppard Homan e il broker George Ketledge. Scritte con calligrafia frettolosa e inclinata verso l'alto, avvertivano di tenersi alla larga da Wall Street da mezzogiorno del 15 settembre sino al pomeriggio del 16. Dopo la disfatta economica Fischer continuava a ripetere a tutti che Wall Street "sarebbe stata distrutta dai comunisti con un attentato" e che "quattro o cinque milionari ci avrebbero lasciato la pelle".
Al n. 23 di Wall Street c'era la nuova sede della Morgan Bank, nota come The Corner (l'Angolo), sede dell'impero finanziario più forte dell'epoca fondato da John Pierpoint Morgan che, scomparso a Roma nel 1913, non riuscì a vedere completato il nuovo edificio, nel quale si insediò il figlio John Pierpoint Morgan jr.
Agli altri angoli dell'incrocio c'erano un nuovo ufficio della Borsa Valori; il Bankers Trust Building e la Tesoreria di Stato (U.S. Sub Treasury).
Giovedì 16 settembre la giornata aveva in calendario un avvenimento importante. Il trasferimento dei forzieri con
La cartolina spedita da Fischer al banchiere Sheppard Homan pochi giorni prima dell'attentato.
900 milioni di dollari in lingotti d'oro dalla Tesoreria ai più sicuri caveau degli Uffici Federali.
Le lancette dorate dell'orologio sulla Trinity Church si avvicinavano al mezzogiorno. I muscolosi commessi stavano ultimando il trasferimento delle casse sui furgoni, e tutti - dai dirigenti bancari all'ultimo fattorino - aspettavano mezzogiorno per vedere, finalmente, i furgoni partire e poter allentare la tensione andando a consumare la colazione a Battery Park sotto il sole degli ultimi giorni d'estate. Nella confusione nessuno fece caso a un vecchio
carro arrugginito, trainato da un cavallo altrettanto malmesso, con alla guida un uomo tarchiato con i baffi che cercava di trovare un posto per fermarsi davanti alla Morgan Bank.
L'uomo, prima dell'ultimo rintocco del mezzogiorno, balzò di cassetta e si allontanò mescolandosi rapidamente tra la folla. Un minuto dopo una tremenda esplosione, passata alla storia come il primo attentato a Wall Street e come esperimento di autobomba ante-litteram, scosse l'intero quartiere con la forza di un terremoto, causando la morte di 30 persone, in maggior parte impiegati, stenografi e fattorini, e il ferimento di altre 300. Le indagini, con il capitano John Coughlin che si era recato sulla scena del crimine, si rivelarono subito difficili. Inizialmente si percorse la strada dell'incidente, ma il detective dell'FBI William J. Burns, futuro direttore dell'intero Bureau, non ebbe alcun dubbio sull'origine dolosa e sul fatto che la Banca Morgan e il suo fondatore fossero i veri obiettivi. I resti del carro-bomba, pieno di dinamite, che non fu parcheggiato esattamente davanti alla banca solo per motivi di traffico, vennero esaminati senza approdare a nulla di definitivo. Morgan quel giorno si trovava a Londra ed era stato sostituito dal figlio, il quale subì solo una ferita superficiale. Fischer venne interrogato in Canada dagli agenti americani, ma non emerse alcun suo legame con l'organizzazione dell'attentato. Il playboy affermò convinto che "Iddio mi ha conferito facoltà ignote ai comuni mortali" e di sapere sempre "quando qualche disgrazia sta per accadere con un lancinante dolore alla nuca, come provai alla vigilia dell'attentato di Wall Street".
Fischer venne dichiarato incapace di intendere e di volere da parte delle autorità canadesi, uscendo di scena dalla vicenda. Duecento agenti rimasero impegnati nelle idagini per oltre un anno.
Così si presentava Wall Street poco dopo l'esplosione.
I soccorsi dopo l'attentato.
La pista anarchica, già risultata esatta in altri attentati degli anni precedenti verificatisi a Union Square e alla cattedrale di San Patrick, prendeva sempre più corpo. A dare forza a questa ipotesi furono una manciata di volantini ritrovati venti minuti prima dell'esplosione da un postino a Cedar Street, a pochi metri dal luogo dell'attentato, inneggianti alla liberazione dei prigionieri politici in un inglese non privo di errori: Remenber. We will not tolerate any longer! Free the political(s) or it will be sure death for all (of) you. American Anarchist Fighters"). Nel mirino finirono gli anarchici italiani, seguaci di Luigi Galleani, a sua volta discepolo del celebre anarchico Malatesta. Dei cinque principali ricercati, Pietro Baldisserotto, Serafino Grandi, Ruggero Bacini e Roberto Elia non ne venne rintracciato nessuno e, inoltre, la Polizia non trovò alcun elemento che li collegasse direttamente all'esplosione.
Quindi, oltre alle cartoline premonitrici di Fischer, agli investigatori restava ben poco se non la possibilità di intraprendere azioni repressive senza precedenti sotto la spinta del ministro della Giustizia Mitchell Palmer, un vero pugno di ferro.
Ma allora, chi era l'uomo che parcheggiò il carro davanti alla Morgan Bank, l'inventore dell'autobomba?
Agli occhi di Flynn, responsabile delle indagini inviato da Washington, il testo del volantino si ricollegava alle proteste conseguenti l'incriminazione degli anarchici Bartolomeo Sacco e Nicola Vanzetti, avvenuta cinque giorni prima, accusati di aver ucciso un contabile e una guardia del calzaturificio Slater and Morrill nel Massachussets.
Uno degli indizi dei quali si avvalse Flynn per portare avanti le indagini fu fornito dal ferro dello sfortunato cavallo che trainava il carrobomba. Da lì si risalì al maniscalco che descrisse l'uomo che gli affittò il cavallo della strage. "Un tizio con l'accento italiano e l'aspetto di siciliano".
Mario Buda, nato a Savignano nel 1884, l'anarchico considerato l'inventore dell'autobomba.
Il finanziere John Pierpoint Morgan Jr. (1867-1943), la cui banca di famiglia era il principale obiettivo dell'attentato.
William J. Flynn (1867-1928) all'epoca direttore dell' FBI, considerato un esperto nella caccia agli anarchici.
Il procuratore Alexander Mitchell Palmer (1872-1936) protagonista della repressione contro i comunisti.
A un anno dall'attentato Flynn relazionò il Dipartimento di Giustizia sulla teoria del complotto anarchico italiano, ma dovette ammettere che fu impossibile catturarne i membri. Solo decenni dopo un vecchio compagno della banda di anarchici, raccontò allo storico Paul Avrich che alla guida di quel carro non c'era un siciliano, ma un romagnolo. Si chiamava Mario Buda, "nasone" per gli amici. Buda che in passato aveva già scontato cinque mesi di prigione a Boston per non aver voluto giurare sulla Bibbia, non venne più catturato. Arrivato negli Usa nel 1907, rientrò in Italia nel 1991 per poi tornare in America nel 1913. Da quell'anno in poi la sua attività sovversiva lo vide protagonista a Boston, dove entrò in contatto con Sacco e Vanzetti, a Monterrey in Messico, a Chicago dove, nel 1917, prese il nome di Mike Boda. Quello di New York del 16 settembre 1920 fu il suo ultimo atto terroristico americano. Il mese succesivo si imbarcò per Napoli e a novembre era già nella nativa Romagna, dove riprenderà la militanza. Sfuggito agli arresti degli anarchici ordinati dal governo Mussolini, espatriò in Svizzera ma nel 1927 fu catturato e confinato a Lipari e poi a Ponza. Lì, intervistato nel 1932 dallo storico bostoniano Edward Holton James, negherà ogni addebito sull'attentato di Wall Street. Quattro mesi dopo verrà rilasciato "per i servigi resi come infiltrato", così come recitano i dossier della Polizia italiana, durante il soggiorno in Svizzera.
Buda tornerà a fare il calzolaio nella sua Savignano, e sarà dimenticato da tutti. Neanche la data della morte è certa, collocata tra il 1971 e il 1972, quando era prossimo ai novant'anni.
Gli echi dell'11 settembre 2001 hanno riacceso le luci sul vecchio attentato di Wall Street, che ufficialmente resta un caso irrisolto.
Libri come " Buda's Wagon"di Mike Davis (Verso, 2007) sulla storia dell'autobomba e "The Day Wall Street Exploded: A Story of America in its First Age of Terror" di Beverly Gage (Oxford Press, 2008) ne ripercorrono gli eventi nonostante quei buchi sul muro al n. 23 di Wall Street, lasciati volutamente a memoria dell'accaduto, rimangono inosservati dagli indaffarati broker e snobbati dalla maggior parte dei turisti.